Nella Roma del Secolo di Ferro, a
pochi giorni dall'inizio del XIII giubileo, la danza macabra incisa su un
opuscolo di contenuto libertino sembra aver ispirato l'omicidio di un
religioso. Sul caso viene chiamato a investigare l'inquisitore Girolamo Svampa,
nominato commissarius dagli alti seggi della curia capitolina. Ad aiutarlo, tra
ritrovamenti di libelli anonimi e strani avvistamenti di un uomo mascherato, ci
sono padre Francesco Capiferro, segretario della Congregazione dell'Indice, e
il fedele bravo Cagnolo Alfieri. L'indagine, che porta lo Svampa a scontrarsi
con personaggi potenti, si rivela subito delicata e pericolosa: prima che si
arrivi alla soluzione del mistero ci saranno altri morti. Porta sul collo,
impresso a fuoco, il marchio di un roveto ardente. È razionale come uno
scienziato, eppure esperto di demonologia e stregoneria. È scostante,
abitudinario, con una patologica avversione per la fugacità del presente; per
lui esiste solo la certezza inalterabile di ciò che è già accaduto. Con
l'inquisitore Girolamo Svampa, Marcello Simoni inventa una straordinaria figura
di detective, qui alle prese con un intricato mistero nella Roma barocca di
Urbano VIII. Il cadavere di un uomo incastrato dentro un torchio tipografico.
Un investigatore, il cui passato è un mistero perfino per lui, alle prese con
intrighi politici, segreti ecclesiastici e vendette private. Una vicenda
tesissima ambientata nell'Italia del Seicento, dove la diffusione della stampa sta
aprendo le prime crepe nelle mura dell'oscurantismo.
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