Il libro “Una realtà separata” è
il secondo testo in ordine cronologico scritto Carlos Castaneda (il primo fu
“Gli Insegnamenti di don Juan“) e racconta di come, alcuni anni dopo aver
lasciato l’apprendistato preso lo sciamano/stregone don Juan Matus, nel 1968
ritornò proprio da Don Juan per riprendere con nuova determinazione il processo
iniziatico che aveva bruscamente interrotto anni prima, a causa della sua paura
nel “vedere” una realtà non conforme al mondo ordinario. Ed è proprio in questo
libro che Carlos Castaneda, sempre sotto forma di diario, ci racconta di come
lasciando cadere ogni difesa e abbandonandosi completamente a questa
affascinante esperienza, apprende la fondamentale differenza tra il “vedere” e
il “guardare”. Un concetto espresso attraverso le parole di don Juan che
definiscono il guardare al consueto modo in cui siamo abituati a percepire la
realtà, mentre il vedere comporta un procedimento assai più complesso,
articolato, impegnativo e in virtù del quale possiamo arrivare a conoscere l’essenza
delle cose, entrando così in contatto con una realtà separata e con l’energia
che fluisce costantemente nell’Universo.
Gli insegnamenti dello stregone
don Juan non sono semplici lezioni su argomenti didattici, ma trattasi di vere
e proprie illuminazioni su ciò che è l’uomo, la vita, la morte, l’infinito.
Particolare importanza rivestono in questo libro i termini volontà, vedere e
follia controllata. La volontà definita come capacità di interagire con gli
enti della realtà ordinaria e con gli enti della realtà non ordinaria tramite
canali di energia propri della realtà non ordinaria. Il vedere, ossia la
comprensione dell’inutilità del tutto. Usa sorta di sospensione di giudizio. E
poi c’è la follia controllata, trasmessa attraverso la capacità di continuare
ad interagire con la realtà ordinaria e con quella non ordinaria nonostante si
sia acquisito la capacità di vedere, il cui nichilismo intrinseco
costringerebbe all’immobilità.
Come nel primo libro, anche in
questo testo alcune parti sono descrittive di situazioni e azioni che sembrano
prive di significato per un essere ordinario, paradossali, e spesso inducono il
lettore a credere che si tratti di semplici allucinazioni date dall’uso di
sostanze psicotrope (il fumo). Ma questa è la magia di Castaneda, il modo con
cui riesce a narrare questi fatti, con lucidità e metodo; e non è facile, per
chi non è addentrato in argomenti come quello dello sciamanesimo, afferrare i
concetti e i valori di queste descrizioni così dettagliate da sembrare “fuori
dalla realtà”. Ma la figura di don Juan resta sempre impeccabile, saggia e
suggestiva, ironica e sobria allo stesso tempo e suscita sempre grande
ammirazione. Un libro da non perdere per chi ha intenzione di seguire la via
del Guerriero.
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