È un giorno di sole quando Armin
chiama suo fratello Wulf, per mostrargli un prodigio: la costruzione della
"strada che non si ferma mai". Una meraviglia che li lascia senza
fiato, il miracolo tecnico dei nemici romani, capaci di creare dal nulla una
strada che attraversa foreste, fiumi, paludi e non devia nemmeno davanti alle
montagne. Improvvisamente i due sentono dei rumori: è una pattuglia romana.
Armin e Wulf sono catturati dai soldati. Nel loro destino però non c'è la
morte, né la schiavitù. Perché Armin e Wulf sono figli di re. Sigmer, il loro
padre, è un guerriero terribile e fiero, principe germanico rispettato e amato
dalla sua tribù. La sua sola debolezza era l'amicizia segreta con Druso, il
grande nemico, il generale romano precocemente scomparso che Sigmer, di
nascosto, ha imparato a conoscere e ad ammirare. I due giovani devono
abbandonare la terra natale e il padre per essere condotti a Roma. Sono
principi, per quanto barbari. Saranno educati secondo i costumi dell'Impero
fino a diventare comandanti degli ausiliari germanici delle legioni di Augusto.
Sotto gli occhi dell'inflessibile centurione Tauro, impareranno una nuova
lingua, adotteranno nuove abitudini, un modo diverso di pensare. E come possono
Armin e Wulf, cresciuti nei boschi, non farsi
incantare dai prodigi di Roma? I due ragazzi diverranno Arminius e Flavus,
cittadini romani. Ma il richiamo del sangue è davvero spento in loro? La
fedeltà agli avi può portare alla decisione di tradire la terra che li ha
adottati?
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